"In questa immagine ci sono entrambe: trovatele.” (Il fumettista britannico William Ely Hill, sull’illustrazione “La moglie e la suocera” pubblicata nel 1915 sulla rivista Puck.) La teoria della Gestalt nell’arte: la forma nel suo insieme. “Gestalt” è un termine tedesco che può essere tradotto approssimativamente come “forma” o “configurazione“. Si riferisce a un approccio psicologico che enfatizza l’importanza della percezione e della comprensione delle forme e delle strutture complessive nelle esperienze umane. Nel contesto della psicologia, la teoria della gestalt sostiene che l’esperienza umana è più del semplice insieme di parti. Piuttosto, sostiene che percepiamo le cose come totalità organizzate, piuttosto che come somma di singoli elementi.Ad esempio, quando guardiamo un quadro, non vediamo solo una collezione di pennellate e colori, ma percepiamo una figura complessiva, o un’immagine coerente. La teoria della gestalt è stata sviluppata da psicologi come Max Wertheimer, Kurt Koffka e Wolfgang Köhler. Ha avuto un’influenza significativa su vari campi, tra cui psicologia, filosofia, arte e design. Nel vasto panorama dell’arte, una teoria psicologica ha giocato un ruolo fondamentale nella comprensione di come percepiamo e apprezziamo le opere d’arte ed è stata la teoria della Gestalt. Questo principio ha profonde implicazioni per la creazione e la fruizione dell’arte, poiché influenza la nostra comprensione delle opere visive, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura al design. Alla ricerca della totalitàL’essenza della teoria della Gestalt è catturata dal suo motto principale, “Il tutto è diverso dalla somma delle sue parti”. Questo concetto suggerisce che l’esperienza umana non può essere ridotta alla sua componentistica più elementare, ma piuttosto comprende una percezione della totalità organizzata. Quando applicata all’arte, questa prospettiva significa che non percepiamo un dipinto o una scultura come una serie di linee, colori o forme separate, ma piuttosto come una configurazione coerente e significativa. Questo aspetto così fondamentale, è ampiamente discusso al nostro corso di disegno ed è inoltre una strategia utilissima per facilitare l’accesso alle proprie abilità. Principi chiave della Gestalt applicati all’Arte Ci sono diversi principi chiave della teoria della Gestalt che sono particolarmente rilevanti per l’arte:
Implicazioni per artisti e spettatori Per gli artisti, la comprensione dei principi della Gestalt può informare le loro decisioni creative e composizionali, consentendo loro di guidare lo spettatore attraverso un’esperienza visiva coerente e significativa. Essi possono sfruttare i principi della Gestalt per creare opere d’arte che catturino l’attenzione, comunichino messaggi complessi e stimolino una risposta emotiva. Per gli spettatori, la consapevolezza dei principi della Gestalt può arricchire l’esperienza di fruizione artistica, consentendo loro di apprezzare la complessità e la bellezza delle opere d’arte in modi nuovi e profondi. La teoria della Gestalt offre uno strumento concettuale per esplorare e comprendere la magia della percezione visiva e della creatività umana, rivelando l’importanza della forma nell’arte. Conclusioni In conclusione, la teoria della Gestalt rivela la profonda interconnessione tra psicologia e arte, dimostrando come la nostra percezione dell’arte sia modellata da principi fondamentali di organizzazione percettiva. Attraverso l’applicazione dei principi della Gestalt, gli artisti possono creare opere d’arte che catturano l’immaginazione e nutrono l’anima, mentre gli spettatori possono immergersi in un mondo di bellezza e significato. In ultima analisi, la teoria della Gestalt ci invita a guardare oltre le singole parti e ad apprezzare la bellezza delle cose nell’insieme. Libri consigliati: Eric Kandel, L’età dell’inconscio. Arte, mente e cervello dalla Grande Vienna ai nostri giorni. Un libro scritto da un grande neuroscienziato, che con un linguaggio diretto, tanto leggero quanto sagace e preciso, ci aiuta a comprendere cosa succede alla nostra mente quando guardiamo un’opera d’arte.
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Il primo tatuaggio della storia risale a circa 5.300 anni fa.
Il corpo mummificato dell'Uomo del Similaun, noto anche come Ötzi, scoperto nel 1991 nelle Alpi Venoste al confine tra Italia e Austria, presenta numerosi tatuaggi. Ötzi visse intorno al 3300 a.C., e i suoi tatuaggi sono considerati i più antichi conosciuti. I tatuaggi di Ötzi sono costituiti da una serie di linee e croci, principalmente localizzate sulla parte bassa della schiena, sulle ginocchia e sulle caviglie. Si ritiene che avessero una funzione terapeutica o simbolica, piuttosto che puramente decorativa. Questi tatuaggi sono realizzati attraverso l'inserimento di carbone nella pelle, e la loro presenza indica che la pratica del tatuaggio era già diffusa durante il periodo del Neolitico. Cosa raffigurano i tatuaggi di Otzi? I tatuaggi di Ötzi, l'Uomo del Similaun, raffigurano principalmente semplici linee e croci. Questi tatuaggi sono distribuiti in diverse parti del corpo e sembrano essere stati realizzati attraverso l'inserimento di carbone sotto la pelle. Ecco una descrizione dettagliata dei tatuaggi di Ötzi:
Funzione dei tatuaggi Si ritiene che questi tatuaggi avessero una funzione terapeutica piuttosto che estetica. Alcuni studiosi suggeriscono che i tatuaggi possano essere stati utilizzati come una forma di trattamento per dolori articolari o altre condizioni mediche, simile all'agopuntura. Questa teoria è supportata dal fatto che molti dei tatuaggi si trovano in punti che corrispondono a zone di pressione utilizzate in agopuntura. 24H Drawing Lab Ancora oggi - come la maggior parte dei musicisti vede diesis e non hashtag - gli artisti quando vedono una X pensano alla celebre posa "chiastica" molto prima di pensare a Twitter.
Ma esattamente, a cosa si riferisce la posa chiastica nell'arte? La posa chiastica, nota anche come contrapposto, è un concetto dell'arte figurativa che si riferisce a una particolare disposizione del corpo umano, utilizzata principalmente nella scultura e nella pittura. Questo termine deriva dal greco "chiastikós" (che significa incrociato), e si riferisce alla postura in cui il peso del corpo è sostenuto principalmente su una gamba, mentre l'altra gamba è rilassata e leggermente piegata. Questa posizione crea una linea immaginaria che attraversa il corpo, formando una sorta di "X" o di equilibrio incrociato tra tensione e rilassamento. In questa posa:
Questa disposizione conferisce alla figura un aspetto dinamico e naturale, contrapponendosi alla rigidità delle pose più statiche tipiche dell'arte arcaica. La posa chiastica è stata sviluppata e perfezionata nell'arte greca classica, ed è ben illustrata in opere celebri come il "Doriforo" di Policleto. Questo stile è stato poi ripreso e reinterpretato durante il Rinascimento, influenzando profondamente l'arte occidentale. Quali sono gli esempi di posa chiastica più celebri in arte? La posa chiastica o contrapposto è una delle innovazioni più importanti della scultura greca classica ed è stata ripresa e sviluppata in varie epoche dell'arte occidentale. Ecco alcuni degli esempi più celebri:
La posa chiastica ha avuto un'influenza duratura sull'arte, continuando ad essere utilizzata e reinterpretata nel corso dei secoli, dall'arte antica fino al periodo barocco e oltre. Questa tecnica ha permesso agli artisti di rappresentare il corpo umano in modo più realistico e dinamico, catturando la naturale asimmetria e il movimento del corpo. Generalmente, alla fine del corso, quando siete tutti galvanizzati e vi trovate una cartellina piena di disegni da archiviare, vi ponete tutti lo stesso quesito: come conservare i disegni?
Naturalmente è una cosa che torna utile a molti, così ho deciso di scriverci un post. Prima di tutto parliamo di disegni a matita, o al massimo a carboncino. Una volta ultimato il disegno, è necessario “fissarlo”, altrimenti con il tempo (e nel caso del carboncino in un batter d’occhio) tenderà a dissolversi. Dunque è importante fissare sul foglio il materiale che abbiamo usato per disegnare: è un procedimento fondamentale per quanto riguarda materiali molto polverosi e duttili, come ad esempio il carboncino e la fusaggine, anche perché se li sistemate (come presumo) all’interno di una pila di fogli, il disegno tenderà a sporcare il foglio successivo, rovinando entrambi. In commercio esistono numerosi fissativi: quelli per matita vanno benissimo anche per carboncino e fusaggine. Per carità, non usate la lacca per capelli, lasciate questi esperimenti truculenti a chi non interessa conservare i propri disegni. Il fissativo va spruzzato sul foglio in verticale e a circa 30 cm di distanza, in modo tale da avere una nebulizzazione omogenea su tutto il disegno. Mi raccomando: non spruzzatelo con il foglio in orizzontale poggiato sul tavolo. Trattandosi di uno spray, possono colare gocce che poi macchiano il foglio. Una volta fissato, ribaltate il flacone e spruzzatene un po’ a vuoto, al contrario, finché non sentite uscire solo aria: questo vi consentirà di tenere libero lo spruzzatore per gli usi successivi. Aspettate qualche minuto, poi il vostro disegno sará pronto e protetto. Sistemazione in un portfolio. Organizzate i vostri disegni sistemandoli su fogli rigidi che gli facciano da supporto proteggendone gli angoli (la prima cosa che si rovina). Potete usare, in caso di disegni non troppo grandi, gli angolini trasparenti preincollati, di quelli che si usano per le fotografie, altrimenti servitevi di un po’ di nastro carta arrotolato su se stesso, da sistemare ai quattro angoli. Non usate il biadesivo, a meno che non sia di un particolare tipo adatto allo scopo, altrimenti con gli anni lo vedrete emergere dal foglio e rovinerà il disegno, costringendovi a dover tagliare le parti macchiate. E poi non è mai consigliabile effettuare sui propri disegni operazioni da cui non si può tornare indietro. Gli angolini trasparenti e il nastro carta sono perfettamente rimovibili. Una volta alloggiati su un supporto rigido, sistemateli uno sull’altro ma mai vis à vis, altrimenti vi ritrovate il calco di un disegno sull’altro, un bel pastrocchio, insomma. Se volete sentirvi più sicuri, posizionate un foglio di carta velina fissandolo con un pezzetto di nastro carta, cosi il disegno non macchierà nemmeno il dorso di quello successivo, e tutto resterà magicamente pulito. Nei negozi di Belle Arti ci sono in commercio un mucchio di cartelline: in cartone nero, in plastica bianca, nera. Avete una gran scelta. Potete anche comprare un album a spirale di fogli neri e sistemarli tutti lì, cosi avete racchiuso tutto in un bel portfolio dalla copertina rigida. L’importante è archiviare, conservare: se non siete voi i primi a rispettare il vostro lavoro, nessun’altro lo farà. Buona archiviazione! 24H Drawing Lab "Per ogni artista che ha lavorato duramente per acquisire abilità nella sua arte, è molto irritante vedere la sua abilità definita un “dono”."
Andrew Loomis Disegnare è un dono? Questo è uno degli interrogativi ricorrenti, tra le persone che vogliono imparare a disegnare, ma prima una precisazione: chi scrive, nonostante insegni a disegnare, non è nata con la matita in mano. Se c’è mai stato un dono, forse è quello di aver sempre saputo cosa nella vita avrei voluto fare e l’ho perseguito. Volevo imparare a disegnare e sono andata a scuola, a farmi spiegare come si faceva. Cercando di rispondere in maniera esaustiva alla domanda, posso dire che per la mia esperienza, al Liceo Artistico prima e all’Accademia di Belle Arti poi, ho potuto constatare come molte persone abbiano cambiato quasi improvvisamente il loro modo di disegnare: se fino a qualche giorno prima non badavano alle proporzioni, all’improvviso tenevano la matita diversamente sul foglio, in sintonia totale tra loro e il mezzo usato. Segno che qualcosa avevano capito. Che gli era successo? Se è vero che disegnare è un dono, quel cambiamento può far sperare che un giorno ci si possa svegliare parlando russo. Da credere è piuttosto improbabile, non trovate? Disegnare è un dono? Possiamo dire che per alcuni si. Ma per altri sarebbe più corretto dire che è un dono che possono decidere di farsi. È vero che il saper disegnare può essere una dote innata come la predisposizione per le lingue straniere o la matematica. È assolutamente vero che molte persone hanno una strada in discesa da subito e sembra che abbiano sempre disegnato bene sin da piccoli. Questo però non vuol dire che non si possa imparare. L’esempio di quelle persone in Accademia e al Liceo dimostra che il disegno può essere appreso e non c’è un’età più indicata di un’altra, per imparare. Loro avevano inconsciamente cambiato il loro modo di vedere le cose ed è esclusivamente questo, che li ha portati a disegnare bene. Avevano capito che per saper disegnare è necessario fidarsi dei propri occhi, non delle proprie mani. Possiamo forse definire "dono" una specie di intuito, di capacità nel trarre autonomamente conclusioni e comprendere strategie efficaci per far bene una cosa, ma tutto può essere appreso laddove spiegato. Quando ho imparato l’inglese, mica lo sapevo prima di impararlo, finché una bravissima insegnante alle scuole medie mi ha fornito le giuste indicazioni per poterlo parlare. Entrava in classe parlando in inglese e questo mi ha dato modo di apprendere senza fatica, capendo come funziona la grammatica attraverso l’utilizzo che se ne fa nel parlato: fidandomi di quello che sentivo dagli interlocutori inglesi, cercando di non tradurre in italiano quando mi parlavano. L’apprendimento non è altro che un salto mentale che cancella il “NON” davanti al “POSSO”. Essere artisti è una cosa diversa, ma imparare a disegnare si può, eccome se si può, perché tutto può essere appreso con le giuste indicazioni e se non avete ancora imparato a disegnare non è assolutamente perché non siete portati, ma perché non avete ricevuto ancora le informazioni necessarie e fondamentali per capire come il disegno funziona. Dopo tanti anni di studi artistici, ho capito che la tradizione in Italia è qualcosa che ti può fregare, che si possono passare ore ad autocompiacersi nella posa estatica che fa scivolare il pollice sulla matita per misurare con il braccio teso, e che questo non serve a niente, se non impari a vedere. Ho capito che tra gli artisti non basta starsi a dire quanto era bravo Caravaggio: occorre fare un salto in più, capire cosa ha capito Caravaggio e soprattutto vedere come sapeva vedere lui. Disegnare è prima di tutto un esercizio mentale che incrementa la nostra intelligenza visiva. Se ancora pensate di non poter imparare, provate prima di tutto a fare lo sforzo di entrare in un personaggio nuovo, così vi sentirete più vicini alla mèta. Buon apprendimento! 24H Drawing Lab Mi sono chiesta se dedicare un post a questo argomento fosse una cosa utile, e penso di si. Può esserti utile se ci hai già frequentati o se stai ancora decidendo, oppure se sei un nostro lettore in cerca di consigli: questo articolo ti aiuterà ad usare questa fedele compagna del disegnatore al 100% delle sue potenzialità.
Devo ammettere che a volte al corso noto un po’ di esitazione nell’usare liberamente questo strumento dal nome curioso (in passato veniva fatta con la mollica di pane, da cui oggi il nome), ed è comprensibile: bisogna considerare, infatti, che molte persone, vedono la gomma pane per la prima volta al corso e sperimentano con essa un rapporto di familiarità a piccoli passi. Che cos’è questa strana gomma morbida? Come mai il termine “cancellare” non calza perfettamente su di lei? E se la sporco? Questi interrogativi sono tutti legittimi, perché ci si trova improvvisamente di fronte a una cosa che non è propriamente una gomma da cancellare, ma che in qualche modo cancella, ed entrando in conflitto con la funzione di questo stranissimo oggetto, si corre il rischio di farne un uso un po’ timido. Certamente, la prima tentazione sarà quella di tenerla il più pulita possibile, nei casi più estremi si stacca un angolino e si usa poco per volta, ed è proprio su questo punto che mi sento di darti il primo consiglio: non farlo. Naturalmente, laddove ti è utile, puoi staccare un pezzo di gomma pane per lavorare su piccole parti, ma se si sporca non è un dramma. La gomma pane è un oggetto che si ammorbidisce con il calore delle mani diventando modellabile e per questo è anche autopulente: puoi impastarla per farle assorbire lo sporco e tornerà efficiente. Sarà normale vederla ingrigirsi sempre di più, ma non significa che ti macchierà il disegno. Se stai attento a tenerla morbida, lievemente appiccicosa, tornerà ad asportare grafite per lungo, lunghissimo tempo. Questa è in assoluto la prima cosa da sapere, ossia che puoi usarla senza affezionarti troppo a quella bella forma rettangolare, perché la cosa più saggia da fare, è sformarla da subito. Altrimenti, senza rendertene conto, quella stessa inibizione che hai nell’usare i tuoi strumenti di lavoro, la ritroverai nei tuoi disegni. Quindi attenzione! 😉 Quello che conta è tenere presente qual è la funzione della gomma pane, così potrai farne un uso più disinvolto. La gomma pane, tecnicamente, non cancella ma asporta grafite. Puoi usarla sia picchiettando sul foglio per alleggerire qualche ombra, sia sfregando per ottenere un effetto un po’ più omogeneo. Molti la usano anche per cancellare, ma ti sconsiglio di farlo, se non per raggiungere qualche effetto che ti interessa ottenere: con la gomma pane non puoi tornare al bianco assoluto del foglio, né cancellare gli errori, che comunque resteranno visibili creandoti confusione. E poi per questo hai già la gomma da cancellare, no? L’ultimo consiglio che mi sento di darti è quello di conservarla al meglio per tenerla efficiente. Ci sono due nemici da temere, infatti: l’aria e il tempo. Questi due tenderanno a seccarla sempre di più, finché non saranno di più i pezzetti che ti si sbricioleranno tra le mani e non sarà una passeggiata, disegnare così. Il piccolo ovetto di plastica giallo, quello delle sorpresine delle uova di cioccolata sarà un ottimo custode, ma tieni presente che alcune vengono vendute già dentro a un contenitore di plastica. Quando disegni, soprattutto in inverno, quando l’aria è tendenzialmente più fredda e la gomma pane diventa più rigida, ti conviene disegnare direttamente con la matita in una mano e la gomma pane a scaldare nell’altra, così la trovi pronta all’uso quando ti servirà. In linea di massima, la gomma pane bianca impiega un po’ di più a diventare morbida, mentre quella grigia un po’ meno, perché già di suo ha una consistenza leggermente più pastosa, puoi scegliere tu quale preferisci. E mi raccomando, considerala come pezzetto di pongo da modellare, perché solo così potrai usarla al meglio e in ampie zone del tuo disegno. 24H Drawing Lab Un capolavoro dell’arte greca antica. Nel panorama dell’arte greca antica, il Canone di Policleto emerge come un capolavoro senza tempo, incarnando l’ideale di bellezza e proporzione che ha influenzato generazioni di artisti successivi.
Quest’opera, attribuita al celebre scultore greco Policleto nel V secolo a.C., rappresenta un punto di riferimento essenziale per comprendere l’estetica e la tecnica scultorea dell’epoca. Chi era Policleto? Policleto, nato intorno al 480 a.C., fu uno dei più rinomati scultori dell’antica Grecia. Originario di Argo, una città della Grecia continentale, Policleto lavorò principalmente a Sparta e ad Atene. La sua opera più famosa, il Doriforo, esemplifica la sua maestria nell’espressione della perfezione fisica e nella ricerca delle proporzioni ideali. Il concetto di armonia e proporzione Il Canone di Policleto si basa sul principio della simmetria e dell’armonia delle proporzioni corporee umane. Policleto sviluppò un sistema di misurazione matematica che delineava le relazioni ideali tra le diverse parti del corpo, mirando a creare una rappresentazione idealizzata della bellezza maschile. Le caratteristiche del Canone Semplificando il canone affinché non risulti troppo macchinoso, possiamo riassumere che nel Doriforo la testa è 1/8 il resto del corpo, mentre nel busto la testa rientra tre volte e nelle gambe quattro. Ma il Canone è noto per alcune caratteristiche distintive, scopriamole:
L’eredità del Canone di Policleto L’influenza del Canone di Policleto si estese ben oltre il suo tempo, permeando l’arte e la scultura occidentali per secoli. Artisti rinascimentali come Leonardo da Vinci e Michelangelo studiarono e si ispirarono al lavoro di Policleto nel loro perfezionamento dell’anatomia umana. Anche nell’arte moderna, il concetto di proporzione e armonia continua a essere una fonte di ispirazione e studio. Conclusione Il Canone di Policleto rimane un testimone duraturo dell’idealizzazione della bellezza e delle proporzioni umane nell’arte greca antica. Attraverso la sua ricerca della perfezione anatomica e armonia visiva, Policleto ha creato un modello che continua a influenzare e ispirare artisti di tutte le epoche, dimostrando che la ricerca della bellezza e dell’armonia è un ideale eterno che trascende i confini del tempo e dello spazio. Il Canone di Policleto continua ad esercitare un’influenza significativa nel mondo dell’arte, specialmente nell’ambito della scultura e della rappresentazione del corpo umano. Tuttavia, non è più seguito in modo rigido come una regola prescrittiva, ma piuttosto viene considerato come un punto di riferimento storico e concettuale. Nell’arte contemporanea, gli artisti spesso si ispirano al Canone di Policleto e alle sue idee di proporzione e armonia, ma possono anche scegliere di deviare da tali principi per esprimere concetti artistici più moderni e innovativi. Ciò significa che mentre il Canone di Policleto continua a essere studiato e apprezzato, non è necessariamente applicato in modo rigoroso o universale come potrebbe essere stato nell’antica Grecia. Tuttavia, l’attenzione alla proporzione, all’anatomia e all’armonia visiva rimane un elemento importante nell’arte contemporanea, e molti artisti continuano a fare riferimento al lavoro di Policleto e ad altri maestri classici come fonte di ispirazione e studio per la loro pratica artistica. 24H Drawing Lab Ricordo che quando frequentavo il Liceo Artistico a Roma, andava di moda la lacca per capelli. Certo, erano i mitici anni ’90 e la lacca era l’unico modo per fissare la frangia di Brenda Walsh. Il punto è che se studi all’artistico, la lacca non è uno strumento per fissare i capelli, ma l’alternativa al fissativo spray.
Diciamo che i disegnatori si dividono in due categorie: quelli che hanno fissato un disegno con la lacca e… Ah, no: tutti ci hanno provato, almeno una volta. Ok, ok. Va bene che molti lo chiamano fissativo per capelli, ed è anche vero che la lacca fissa grafite e carboncino, ma non protegge il vostro disegno dall’invecchiamento: alcune lacche per capelli tendono a far ingiallire il disegno nel giro di poco, oppure restano appiccicose sul foglio. Alcune lacche per capelli hanno un diffusore non a getto continuo, e quelle sono le più pericolose, perché tendono a gocciolare sul disegno, anche a una certa distanza. E una volta che cade una goccia non nebulizzata… vi tenete la macchia. Va bene che risparmiate circa un paio d’euro, ma è questo che volete per i vostri disegni? Sicuramente molti disegnatori la prediligono al fissativo normale, perché più economica e reperibile sotto casa: io dico che se non siamo i primi a trattare il nostro lavoro con rispetto, nessun’altro lo farà al nostro posto. Seguendo questo link potete trovare una serie di fissativi (tutti eccellenti) per matita, pastello e carboncino. Rapidi, efficaci, (quasi) inodori. Buon fissaggio! 24H Drawing Lab |
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Dicembre 2024
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