Perché negli autoritratti gli artisti sono sempre seri?
Guardando la gallery degli autoritratti dei nostri corsisti, molte persone ci chiedono come mai mentre si esegue un autoritratto si è sempre molto seri. Durante l'ultimo corso di disegno che abbiamo tenuto, un nostro giovane corsista ci ha chiesto perché gli artisti sono sempre seri quando eseguono il loro autoritratto. In effetti ci può stare una certa curiosità, perché nell'immaginario e nell'iconografia artistica abbiamo memoria di ben pochi autoritratti sorridenti. Esamineremo in questo articolo quali sono le ragioni che si nascondono dietro a questa particolare connotazione emotiva che emerge negli autoritratti. Gli autoritratti degli artisti, soprattutto quelli più celebri, possono dare l'impressione che gli artisti sembrino arrabbiati o seri per diversi motivi:
In sintesi, gli autoritratti riflettono una vasta gamma di emozioni e intenzioni. La percezione di rabbia o serietà può essere influenzata da molti fattori, inclusi il contesto storico, culturale e personale dell'artista. Cercare di rispondere al perché negli autoritratti gli artisti sono sempre seri, è uno dei tanti motivi che rende questa pratica così tanto affascinante e pressoché intramontabile: sia nel disegno, che in pittura che in fotografia, L'esecuzione del proprio autoritratto resta a tutt'oggi una delle forme più affascinanti di introspezione e conoscenza di sé.
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L'arte è per tutti? L'arte non è solo comprensione dei contenuti e analisi storica, ma anche sentimento. Le sensazioni legate all'apprezzamento della forma, per esempio, o all'empatia generata nel fruitore per i temi affrontati, o più semplicemente il senso di elevazione provocato dall'aver visto qualcosa che ci ha arricchiti intellettualmente, sono condizioni favorevoli per accrescere il nostro "sentimento d'arte" . Sentimento e empatia sono caratteristiche innate del genere umano, quindi mi sembra assodato che: sì, l'arte è senza dubbio per tutti. O meglio: a disposizione di tutti. Ma le strade che portano a vivere pienamente l'esperienza d'arte, sono tante. Sentirsi espulsi a priori da un ambito che - anche a causa di certi intellettualismi forzati di artisti che non mirano tanto alla comunicazione, quanto all'autoaffermazione - può provocare nell'utente un certo fastidio, lieve ma costante. Ma se ci troviamo in conflitto con l'arte, possiamo indagare un po' la natura del problema, invece che restare in una perenne condizione di reticenza. Forse siamo in conflitto con gli artisti? E' un problema di linguaggio visivo? Ci infastidisce che l'artista spesso voglia SOLO infastidirci? L'arte e i suoi artisti, non devono piacerci per forza. Non siamo necessariamente persone migliori se conosciamo tutto di questo ambito. Ci sono stati tanti artisti che assumevano comportamenti deprecabili. Eppure erano in qualche modo ambasciatori della cultura. Ci sono tante cose da conoscere in effetti, e - come diceva il mio grandissimo professore di italiano al liceo: "Al mondo TUTTO è arte. O almeno tutte le cose più belle lo sono. Tutte le cose più noiose al mondo, per fortuna poche, sono quelle non legate all'arte. La musica è arte. Creare una sedia è arte. Intrecciare un cestino di vimini, è arte. La progettazione, è arte. Se al mondo non ci fosse arte, cosa ci resterebbe? La politica, l'economia, e poche altre cose. Ma comunque, anche in questi ambiti l'approccio potrebbe essere creativo". Diciamo che l'arte è di tutti, o almeno di chi la vuole. Per sapere se la "vogliamo" occorre però conoscere un pochino i suoi strumenti di lettura per non giudicare a priori. Documentarsi un po'. In primo luogo, sapere perché Manzoni faceva i propri bisogni nei barattoli, è un ottimo inizio. Se la prendono sempre tutti con lui, con Fontana e Duchamp, poverini! Pensate che ancora oggi quando i non addetti ai lavori contestano degli aspetti dell'arte, citano sempre la triade Duchamp-Manzoni-Fontana: NOME e COGNOME, pensate! Pensate alla forza della loro opera, e della loro eredità: non conoscono l'arte, ma questi tre... Ah se li conoscono. Appuntiamo subito una cosa: bisogna prima di tutto CONTESTUALIZZARE L'OPERA. Oggi - ma soltanto oggi - un'operazione come quella di Manzoni farebbe ridere chiunque, forse. Ma non possiamo affrontarla come un'opera sfornata nel 2017, perché si tratta di un'opera realizzata nel 1961. Già questo cambia tutto. Cambia tutto perché non avevamo ancora visto nulla, invece oggi siamo abituati a tutto. Ma se pensiamo che si tratta di una serie di 90 barattoli etichettati, numerati e firmati (una tiratura limitata firmata dall'artista), questo discorso torna ad essere incredibilmente attuale. Inoltre, sapere anche che il linguaggio dell'arte cambia negli anni con i nuovi apporti tecnologici, i nuovi materiali, ma anche i cambiamenti sociali è un punto importante da fissare. L'arte dell'ultimo secolo ha investito tanti nuovi linguaggi: è divenuta performace, installazioni site-specific, interventi d'arte, video arte, street-art e digital-art. Se l'ambito è sempre più vasto, bisogna anche dire che ce n'è per tutti i gusti. Scoprire cosa ci interessa e documentarci su quello, è un approccio sensato e riduce il senso di frustrazione legato al pensiero: "Quanta roba non so da dove iniziare". Sapersi orientare. Orientiamoci quindi a quello che ci piace. Non importa (almeno all'inizio) avere conoscenze approfondite. Siamo capaci di provare una sensazione, no? Almeno la maggior parte degli individui lo sono :-) Mi piace o non mi piace, va anche bene. Se innesca un meccanismo di curiosità costruttiva, per cui iniziamo a fare un po' di ricerca. E' interessante fare questo percorso perché indica tante cose anche di noi, del perché ci piace quel genere o quell'artista. Perché siamo vicini a un tema piuttosto che a un altro? Perché ci rendiamo spesso conto che tutto quello che ci piace di più ha determinate caratteristiche? Come vedete non serve una laurea. Basta esser curiosi di noi stessi e ricettivi del mondo che ci circonda. Trovare la nostra strada. Ovvero la strada che ci porta al mondo dell'arte. Che sia da artisti, mediatori d'arte, collezionisti o fruitori appassionati. Spesso non abbiamo ancora individuato il modo giusto in cui approcciare a questo ambito. Molte persone si appassionano a un genere, a un'epoca, e poi intraprendono un percorso di studio attento e di giovane collezionismo. Al punto che questo aspetto diventa un percorso irrinunciabile nella bellezza, se per caso non si è soddisfatti del proprio lavoro. L'arte, è anche un investimento. Siamo appassionati di economia? Forse è quello il nostro approccio. Riguardo all'astenersi dal mondo dell'arte, occorre anche fare presente un aspetto importante. La resistenza dei fruitori, a volte è mossa da un sentimento di giudizio nei confronti degli artisti. Questo succede perché in questo ambito, come in tanti altri, esistono i furbetti. Possiamo dire che l'artista (quello vero) è un ambasciatore di cultura, propone cambiamenti, sviluppa nel fruitore senso critico correlatamente ai fatti consistenti del mondo. Spesso in Italia l'artista viene considerato un perditempo di buona famiglia, ma generalmente non è così: solo alcuni lo sono. In linea generale, senza che questo assuma l'intransigenza di una regola: diffidate dagli artisti che non sanno o non vogliono parlare del proprio lavoro. O quelli sforna-opere. Dagli artisti che non conoscono il lavoro degli altri artisti. A quelli onnipresenti in cerca di visibilità. Oppure che spettacolarizzano la propria presenza nei posti, anche non legati all'arte (il cliché dell'ubriacone, del ritardatario, del vestito male o in modo eccentrico). Ci sono anche artisti che supervalutano le proprie opere indipendentemente dal coefficiente di vendita. O che sono incapaci di profondità autentica in un confronto di qualsiasi genere. Quelli che copiano meramente il lavoro di altri, precedenti o loro contemporanei (documentarsi è importante!). Perché anche tutti loro, alimentano il pregiudizio di molti su un ambito che sarebbe di per sé meraviglioso. E per colpa di qualcuno, non si fa credito a nessuno. Rivka SpizzichinoFotografa e stampatrice, cofondatrice di 24H Drawing Lab Disegno e cervello: viaggio nei circuiti creativi.
L'atto di disegnare va oltre la semplice manifestazione artistica, coinvolgendo intricati processi cerebrali che rendono questa attività un fenomeno affascinante. In questo articolo, esploreremo le diverse aree del cervello coinvolte quando mettiamo la matita sulla carta. Iniziamo con le presentazioni. La prima della lista: la corteccia visiva La corteccia visiva gioca un ruolo fondamentale nell'interpretare le informazioni visive provenienti dal mondo esterno. Nell'ambito del disegno, questa regione cerebrale entra in azione per analizzare forme, colori e proporzioni, fornendo una base essenziale per tradurre l'immaginazione in tratti tangibili. Si tratta dell'area del nostro cervello più studiata, e quando parliamo di corteccia visiva si fa riferimento sempre alla corteccia visiva primaria o koniokortex. Esiste una corteccia visiva per ogni emisfero cerebrale. La corteccia visiva dell'emisfero sinistro riceve segnali riguardanti il campo visivo di destra, e la corteccia visiva di destra riceve l'informazione proveniente dal campo visivo di sinistra. Il giro parietale e la coordinazione motoria: Mentre il nostro sguardo interpreta il soggetto, il giro parietale entra in gioco per coordinare i movimenti delle mani. Questa regione svolge un ruolo cruciale nell'assicurare che le nostre azioni motorie siano precise e in sintonia con ciò che percepiamo visivamente. È il ponte tra la visione e l'esecuzione, contribuendo alla fluidità del processo creativo. Non a caso nel nostro workshop, alcuni esercizi mirano proprio a potenziare la coordinazione motoria, sviluppando una memoria muscolare adatta al disegno. Il lobo frontale e la pianificazione dell'azione: Il lobo frontale, epicentro delle funzioni cognitive superiori, partecipa attivamente nel processo creativo del disegno. È coinvolto nella pianificazione dell'azione, nell'organizzazione delle idee e nella presa di decisioni. Quando trasformiamo un concetto astratto in una rappresentazione visiva, il lobo frontale guida l'esecuzione del nostro disegno. Creatività e espressione emotiva: Ma il disegno non è solo un insieme di macchinari umani in azione che generano una una sequenza di tratti su carta; è un atto di espressione creativa che coinvolge emozioni profonde. Le aree del cervello associate alla risoluzione dei problemi e all'elaborazione emotiva collaborano per dare vita alle opere d'arte. La creatività fiorisce quando il cervello libera il potenziale di esprimere emozioni, pensieri e visioni attraverso il disegno. In conclusione, il processo di disegno è una sinergia di attività cerebrali che unisce la percezione visiva, la coordinazione motoria e la creatività. Esplorare queste aree del cervello offre una prospettiva più profonda sull'arte del disegno, sottolineando il ruolo cruciale del nostro organo più complesso nella creazione artistica. Approfondire il disegno e capire come il nostro cervello funziona quando disegniamo ci fa fare un viaggio attraverso i circuiti creativi: se non vuoi perdere i nostri articoli iscriviti al nostro canale Whatsapp. "In questa immagine ci sono entrambe: trovatele.” (Il fumettista britannico William Ely Hill, sull’illustrazione “La moglie e la suocera” pubblicata nel 1915 sulla rivista Puck.) La teoria della Gestalt nell’arte: la forma nel suo insieme. “Gestalt” è un termine tedesco che può essere tradotto approssimativamente come “forma” o “configurazione“. Si riferisce a un approccio psicologico che enfatizza l’importanza della percezione e della comprensione delle forme e delle strutture complessive nelle esperienze umane. Nel contesto della psicologia, la teoria della gestalt sostiene che l’esperienza umana è più del semplice insieme di parti. Piuttosto, sostiene che percepiamo le cose come totalità organizzate, piuttosto che come somma di singoli elementi.Ad esempio, quando guardiamo un quadro, non vediamo solo una collezione di pennellate e colori, ma percepiamo una figura complessiva, o un’immagine coerente. La teoria della gestalt è stata sviluppata da psicologi come Max Wertheimer, Kurt Koffka e Wolfgang Köhler. Ha avuto un’influenza significativa su vari campi, tra cui psicologia, filosofia, arte e design. Nel vasto panorama dell’arte, una teoria psicologica ha giocato un ruolo fondamentale nella comprensione di come percepiamo e apprezziamo le opere d’arte ed è stata la teoria della Gestalt. Questo principio ha profonde implicazioni per la creazione e la fruizione dell’arte, poiché influenza la nostra comprensione delle opere visive, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura al design. Alla ricerca della totalitàL’essenza della teoria della Gestalt è catturata dal suo motto principale, “Il tutto è diverso dalla somma delle sue parti”. Questo concetto suggerisce che l’esperienza umana non può essere ridotta alla sua componentistica più elementare, ma piuttosto comprende una percezione della totalità organizzata. Quando applicata all’arte, questa prospettiva significa che non percepiamo un dipinto o una scultura come una serie di linee, colori o forme separate, ma piuttosto come una configurazione coerente e significativa. Questo aspetto così fondamentale, è ampiamente discusso al nostro corso di disegno ed è inoltre una strategia utilissima per facilitare l’accesso alle proprie abilità. Principi chiave della Gestalt applicati all’Arte Ci sono diversi principi chiave della teoria della Gestalt che sono particolarmente rilevanti per l’arte:
Implicazioni per artisti e spettatori Per gli artisti, la comprensione dei principi della Gestalt può informare le loro decisioni creative e composizionali, consentendo loro di guidare lo spettatore attraverso un’esperienza visiva coerente e significativa. Essi possono sfruttare i principi della Gestalt per creare opere d’arte che catturino l’attenzione, comunichino messaggi complessi e stimolino una risposta emotiva. Per gli spettatori, la consapevolezza dei principi della Gestalt può arricchire l’esperienza di fruizione artistica, consentendo loro di apprezzare la complessità e la bellezza delle opere d’arte in modi nuovi e profondi. La teoria della Gestalt offre uno strumento concettuale per esplorare e comprendere la magia della percezione visiva e della creatività umana, rivelando l’importanza della forma nell’arte. Conclusioni In conclusione, la teoria della Gestalt rivela la profonda interconnessione tra psicologia e arte, dimostrando come la nostra percezione dell’arte sia modellata da principi fondamentali di organizzazione percettiva. Attraverso l’applicazione dei principi della Gestalt, gli artisti possono creare opere d’arte che catturano l’immaginazione e nutrono l’anima, mentre gli spettatori possono immergersi in un mondo di bellezza e significato. In ultima analisi, la teoria della Gestalt ci invita a guardare oltre le singole parti e ad apprezzare la bellezza delle cose nell’insieme. Libri consigliati: Eric Kandel, L’età dell’inconscio. Arte, mente e cervello dalla Grande Vienna ai nostri giorni. Un libro scritto da un grande neuroscienziato, che con un linguaggio diretto, tanto leggero quanto sagace e preciso, ci aiuta a comprendere cosa succede alla nostra mente quando guardiamo un’opera d’arte. Il primo tatuaggio della storia risale a circa 5.300 anni fa.
Il corpo mummificato dell'Uomo del Similaun, noto anche come Ötzi, scoperto nel 1991 nelle Alpi Venoste al confine tra Italia e Austria, presenta numerosi tatuaggi. Ötzi visse intorno al 3300 a.C., e i suoi tatuaggi sono considerati i più antichi conosciuti. I tatuaggi di Ötzi sono costituiti da una serie di linee e croci, principalmente localizzate sulla parte bassa della schiena, sulle ginocchia e sulle caviglie. Si ritiene che avessero una funzione terapeutica o simbolica, piuttosto che puramente decorativa. Questi tatuaggi sono realizzati attraverso l'inserimento di carbone nella pelle, e la loro presenza indica che la pratica del tatuaggio era già diffusa durante il periodo del Neolitico. Cosa raffigurano i tatuaggi di Otzi? I tatuaggi di Ötzi, l'Uomo del Similaun, raffigurano principalmente semplici linee e croci. Questi tatuaggi sono distribuiti in diverse parti del corpo e sembrano essere stati realizzati attraverso l'inserimento di carbone sotto la pelle. Ecco una descrizione dettagliata dei tatuaggi di Ötzi:
Funzione dei tatuaggi Si ritiene che questi tatuaggi avessero una funzione terapeutica piuttosto che estetica. Alcuni studiosi suggeriscono che i tatuaggi possano essere stati utilizzati come una forma di trattamento per dolori articolari o altre condizioni mediche, simile all'agopuntura. Questa teoria è supportata dal fatto che molti dei tatuaggi si trovano in punti che corrispondono a zone di pressione utilizzate in agopuntura. 24H Drawing Lab Ancora oggi - come la maggior parte dei musicisti vede diesis e non hashtag - gli artisti quando vedono una X pensano alla celebre posa "chiastica" molto prima di pensare a Twitter.
Ma esattamente, a cosa si riferisce la posa chiastica nell'arte? La posa chiastica, nota anche come contrapposto, è un concetto dell'arte figurativa che si riferisce a una particolare disposizione del corpo umano, utilizzata principalmente nella scultura e nella pittura. Questo termine deriva dal greco "chiastikós" (che significa incrociato), e si riferisce alla postura in cui il peso del corpo è sostenuto principalmente su una gamba, mentre l'altra gamba è rilassata e leggermente piegata. Questa posizione crea una linea immaginaria che attraversa il corpo, formando una sorta di "X" o di equilibrio incrociato tra tensione e rilassamento. In questa posa:
Questa disposizione conferisce alla figura un aspetto dinamico e naturale, contrapponendosi alla rigidità delle pose più statiche tipiche dell'arte arcaica. La posa chiastica è stata sviluppata e perfezionata nell'arte greca classica, ed è ben illustrata in opere celebri come il "Doriforo" di Policleto. Questo stile è stato poi ripreso e reinterpretato durante il Rinascimento, influenzando profondamente l'arte occidentale. Quali sono gli esempi di posa chiastica più celebri in arte? La posa chiastica o contrapposto è una delle innovazioni più importanti della scultura greca classica ed è stata ripresa e sviluppata in varie epoche dell'arte occidentale. Ecco alcuni degli esempi più celebri:
La posa chiastica ha avuto un'influenza duratura sull'arte, continuando ad essere utilizzata e reinterpretata nel corso dei secoli, dall'arte antica fino al periodo barocco e oltre. Questa tecnica ha permesso agli artisti di rappresentare il corpo umano in modo più realistico e dinamico, catturando la naturale asimmetria e il movimento del corpo. Un capolavoro dell’arte greca antica. Nel panorama dell’arte greca antica, il Canone di Policleto emerge come un capolavoro senza tempo, incarnando l’ideale di bellezza e proporzione che ha influenzato generazioni di artisti successivi.
Quest’opera, attribuita al celebre scultore greco Policleto nel V secolo a.C., rappresenta un punto di riferimento essenziale per comprendere l’estetica e la tecnica scultorea dell’epoca. Chi era Policleto? Policleto, nato intorno al 480 a.C., fu uno dei più rinomati scultori dell’antica Grecia. Originario di Argo, una città della Grecia continentale, Policleto lavorò principalmente a Sparta e ad Atene. La sua opera più famosa, il Doriforo, esemplifica la sua maestria nell’espressione della perfezione fisica e nella ricerca delle proporzioni ideali. Il concetto di armonia e proporzione Il Canone di Policleto si basa sul principio della simmetria e dell’armonia delle proporzioni corporee umane. Policleto sviluppò un sistema di misurazione matematica che delineava le relazioni ideali tra le diverse parti del corpo, mirando a creare una rappresentazione idealizzata della bellezza maschile. Le caratteristiche del Canone Semplificando il canone affinché non risulti troppo macchinoso, possiamo riassumere che nel Doriforo la testa è 1/8 il resto del corpo, mentre nel busto la testa rientra tre volte e nelle gambe quattro. Ma il Canone è noto per alcune caratteristiche distintive, scopriamole:
L’eredità del Canone di Policleto L’influenza del Canone di Policleto si estese ben oltre il suo tempo, permeando l’arte e la scultura occidentali per secoli. Artisti rinascimentali come Leonardo da Vinci e Michelangelo studiarono e si ispirarono al lavoro di Policleto nel loro perfezionamento dell’anatomia umana. Anche nell’arte moderna, il concetto di proporzione e armonia continua a essere una fonte di ispirazione e studio. Conclusione Il Canone di Policleto rimane un testimone duraturo dell’idealizzazione della bellezza e delle proporzioni umane nell’arte greca antica. Attraverso la sua ricerca della perfezione anatomica e armonia visiva, Policleto ha creato un modello che continua a influenzare e ispirare artisti di tutte le epoche, dimostrando che la ricerca della bellezza e dell’armonia è un ideale eterno che trascende i confini del tempo e dello spazio. Il Canone di Policleto continua ad esercitare un’influenza significativa nel mondo dell’arte, specialmente nell’ambito della scultura e della rappresentazione del corpo umano. Tuttavia, non è più seguito in modo rigido come una regola prescrittiva, ma piuttosto viene considerato come un punto di riferimento storico e concettuale. Nell’arte contemporanea, gli artisti spesso si ispirano al Canone di Policleto e alle sue idee di proporzione e armonia, ma possono anche scegliere di deviare da tali principi per esprimere concetti artistici più moderni e innovativi. Ciò significa che mentre il Canone di Policleto continua a essere studiato e apprezzato, non è necessariamente applicato in modo rigoroso o universale come potrebbe essere stato nell’antica Grecia. Tuttavia, l’attenzione alla proporzione, all’anatomia e all’armonia visiva rimane un elemento importante nell’arte contemporanea, e molti artisti continuano a fare riferimento al lavoro di Policleto e ad altri maestri classici come fonte di ispirazione e studio per la loro pratica artistica. 24H Drawing Lab |
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Agosto 2024
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