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I nostri articoli

Scopri le nostre esperienze di disegno su Airbnb

26/2/2025

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Scopri come disegnare usando la tecnica di Leonardo Da Vinci
Scopri le nostre esperienze di disegno su Airbnb

​Airbnb ha scelto il Drawing Lab per due esperienze creative uniche a Roma.

Che tu sia un principiante o artista, queste attività ti offriranno un'opportunità speciale per esplorare il disegno in luoghi iconici della città eterna.

Disegnare le sculture classiche al Museo Barracco

Il Museo Barracco, nel cuore di Roma, ospita una straordinaria collezione di sculture greche, romane ed egizie.

Durante questa esperienza, ti guideremo nell'osservazione attenta delle forme antiche, aiutandoti a catturare le proporzioni e i volumi con il disegno dal vero.

Useremo strategie divertenti, e inaspettate, che ti porteranno a comprendere come disegnare dal vero e a sorprenderti dei risultati che otterrai.

Sarà un vera lezione di disegno in un luogo magico.

In un ambiente intimo e affascinante.
  • Adatto a tutti i livelli: anche chi non ha mai disegnato potrà partecipare.
  • Materiale incluso: non devi preoccuparti di nulla, forniremo tutto il necessario.
  • Un'esperienza unica: disegnare in un museo storico è un'opportunità insolita e coinvolgente.

Disegnare come Leonardo all’Isola Tiberina

Leonardo da Vinci studiava la natura e la figura umana attraverso il disegno dal vero.

In questa esperienza, ci immergeremo nel suo metodo proprio in uno dei luoghi più suggestivi di Roma: l’Isola Tiberina.

Qui esploreremo la luce, le ombre e le proporzioni come faceva il grande maestro rinascimentale, sperimentando una tecnica antica che ha rivoluzionato il mondo dell’arte.
  • Un viaggio nel tempo: scoprirai il metodo di Leonardo e lo applicherai direttamente sul campo.
  • Un ambiente ispirante: l’Isola Tiberina offre scorci unici per un’esperienza immersiva.
  • Perfetto per chiunque: che tu sia un principiante o con esperienza, questa avventura ti arricchirà.

Come partecipare

Entrambe le esperienze sono disponibili su Airbnb Experiences e sono pensate per chiunque voglia sperimentare il disegno in un contesto nuovo e stimolante. Il materiale è incluso, quindi devi solo portare la tua curiosità e la voglia di metterti in gioco.
Disegna al Museo Barracco
Disegna come Da Vinci
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I quattro canoni di proporzione: dall’Egizio a Fritsch

2/1/2025

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Una donna posa in mezzo a sculture classiche
I quattro canoni di proporzione: dall’Egizio a Fritsch.
​
La proporzionalità nel disegno è una disciplina che ha accompagnato l'arte e l'architettura attraverso i secoli, riflettendo la visione estetica, filosofica e culturale di ogni epoca.

Tra i sistemi di proporzionalità più noti, spiccano il canone egizio, il canone di Policleto, il canone rinascimentale e il canone di Fritsch.

Ciascuno di essi ha fornito un modello di riferimento per rappresentare il corpo umano e lo spazio in modo armonioso e coerente.

Molti elementi ci accompagnano ancora oggi nelle nostre sessioni di disegno.

Il Canone Egizio
Il canone egizio è uno dei più antichi sistemi di proporzionalità, sviluppato nell'Antico Egitto per rappresentare figure umane in modo uniforme e simbolico. Gli artisti egizi utilizzavano una griglia quadrata per dividere il corpo in sezioni precise. La figura umana veniva rappresentata con 18 quadrati verticali: la testa occupava due quadrati, mentre il resto del corpo era suddiviso in modo regolare.

Le caratteristiche principali del canone egizio includono:
  • Rigidità e frontalità: il busto è frontale, mentre la testa e le gambe sono di profilo.
  • Proporzioni fisse: le misure del corpo erano standardizzate per garantire uniformità, soprattutto nei rilievi e nei dipinti funebri.
  • Scopo simbolico: più che rappresentare la realtà, il canone egizio mirava a riflettere l’ordine cosmico e la gerarchia sociale.

Il Canone di Policleto
Il canone di Policleto, elaborato dal celebre scultore greco del V secolo a.C., è una pietra miliare nell’arte classica. Policleto scrisse un trattato, il "Canone", che definiva le proporzioni ideali del corpo umano, poi tradotte in scultura nella sua opera più celebre, il Doriforo.

Caratteristiche principali:
  • Rapporto matematico: Policleto utilizzava il rapporto di multipli e sottomultipli per determinare le proporzioni tra le diverse parti del corpo. Ad oggi è difficile identificare con assoluta certezza il suo celebre Canone, poiché non è chiaro quali fossero i punti di partenza per l'applicazione del sistema.
  • Simmetria e ritmo: il concetto di chiasticità (contrapposto bilanciato, asse teso/asse rilassato) era fondamentale per creare equilibrio e dinamismo.
  • Ideale di perfezione: il canone greco non rappresentava un corpo reale, ma un ideale astratto di bellezza e armonia.

Il Canone Rinascimentale
Con il Rinascimento, il concetto di proporzionalità si evolve, fondendosi con la scienza e l’osservazione diretta della natura.

Uno degli esponenti principali di questo periodo è Leonardo da Vinci, il quale, nel celebre disegno dell’Uomo Vitruviano, illustra le proporzioni ideali del corpo umano basandosi sulle teorie dell’architetto romano Vitruvio.

Conservato al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell'Accademia di Venezia, rappresenta la connessione tra le proporzioni umane e la perfezione della geometria come il cerchio (cielo) e il quadrato (terra).
Elementi distintivi del canone rinascimentale:
  • Studio anatomico: grazie alla dissezione dei cadaveri, gli artisti rinascimentali raggiunsero una conoscenza dettagliata dell’anatomia.
  • Geometria e armonia: il corpo umano veniva inscritto in figure geometriche perfette, come il cerchio e il quadrato.
  • Centralità dell’uomo: il corpo umano diventa la misura di tutte le cose, simbolo del legame tra microcosmo e macrocosmo.

Il Canone di Fritsch
Il canone di Fritsch, sviluppato dal medico tedesco Gustav Fritsch nel XIX secolo, si basa su uno studio scientifico delle proporzioni corporee, mirato a comprendere le variazioni antropometriche tra diversi gruppi umani.

Questo canone si distacca dai precedenti ideali artistici e si avvicina a un approccio scientifico e oggettivo.

Lo studio del corpo umano diventa così meno idealizzato e orientato di più alla morfologia. Fritsch usa come modulo la distanza tra base del naso e margine superiore della sinfisi pubica. Questo viene diviso in 4 sottomoduli che a loro volta sono divisi in 10 parti.

Aspetti principali:
  • Antropometria: il canone di Fritsch è fondato su misurazioni precise del corpo umano, raccolte da diverse popolazioni.
  • Scopo pratico: il sistema era utile in ambiti medici, antropologici e tecnici, piuttosto che artistici.
  • Relatività delle proporzioni: Fritsch sottolinea che le proporzioni non sono universali, ma variano in base a fattori genetici e ambientali.

Confronto e conclusione
Questi quattro canoni riflettono l'evoluzione del pensiero umano sul rapporto tra arte, scienza e società. Se il canone egizio e quello di Policleto miravano a rappresentare un ideale immutabile, il canone rinascimentale introduce la centralità dell’osservazione naturale e della geometria. Il canone di Fritsch, infine, si distingue per il suo approccio scientifico, riconoscendo la diversità umana e lo studio attento della morfologia.
​
La comprensione di questi sistemi di proporzionalità non solo arricchisce la conoscenza storica e artistica, ma offre anche uno sguardo sulla continua ricerca di equilibrio e bellezza che attraversa i secoli.
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Perché negli autoritratti gli artisti sono seri?

19/7/2024

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Un celebre autoritratto di Vincent Van Gogh
Vincent Van Gogh, Autoritratto
Perché negli autoritratti gli artisti sono sempre seri?

Guardando la gallery degli autoritratti dei nostri corsisti, molte persone ci chiedono come mai mentre si esegue un autoritratto si è sempre molto seri.

Durante l'ultimo corso di disegno che abbiamo tenuto, un nostro giovane corsista ci ha chiesto perché gli artisti sono sempre seri quando eseguono il loro autoritratto.

In effetti ci può stare una certa curiosità, perché nell'immaginario e nell'iconografia artistica abbiamo memoria di ben pochi autoritratti sorridenti.

Esamineremo in questo articolo quali sono le ragioni che si nascondono dietro a questa particolare connotazione emotiva che emerge negli autoritratti.

Gli autoritratti degli artisti, soprattutto quelli più celebri, possono dare l'impressione che gli artisti sembrino arrabbiati o seri per diversi motivi:
​
  1. Espressione intensa: gli artisti spesso cercano di catturare un'espressione che rappresenti il loro stato d'animo o la loro personalità. Un'espressione intensa o seria può meglio rappresentare l'introspezione e la profondità delle emozioni che provano.
  2. Mancanza di sorriso nelle rappresentazioni storiche: nei secoli passati, i sorrisi erano meno comuni nei ritratti, sia per ragioni culturali che tecniche. Tenere una posa sorridente per lungo tempo poteva essere difficile, e la cultura dell'epoca spesso associava la serietà a dignità e gravità.
  3. Introspezione e autocritica: gli autoritratti sono spesso un esercizio di introspezione. Gli artisti possono cercare di rappresentare non solo il loro aspetto esteriore, ma anche le loro emozioni interne, che possono essere complesse e a volte cupe.
  4. Influenza delle mode e degli stili artistici: gli stili artistici variano nel tempo e spesso riflettono le convenzioni sociali e culturali dell'epoca. Ad esempio, nel Rinascimento e nel Barocco, i ritratti tendevano ad essere più formali e seri.
  5. Autoconsapevolezza e vulnerabilità: creare un autoritratto può essere un atto di vulnerabilità e autoconsapevolezza. Gli artisti possono voler mostrare la loro autenticità, inclusi gli aspetti meno positivi o più tormentati della loro personalità.
  6. Sfumature di significato: in alcuni casi, un'espressione seria può essere interpretata in modi diversi da diversi osservatori. Ciò che può sembrare rabbia per alcuni, può essere visto come concentrazione, malinconia o riflessione da altri.

In sintesi, gli autoritratti riflettono una vasta gamma di emozioni e intenzioni.

La percezione di rabbia o serietà può essere influenzata da molti fattori, inclusi il contesto storico, culturale e personale dell'artista.

Cercare di rispondere al perché negli autoritratti gli artisti sono sempre seri, è uno dei tanti motivi che rende questa pratica così tanto affascinante e pressoché intramontabile: sia nel disegno, che in pittura che in fotografia,

L'esecuzione del proprio autoritratto resta a tutt'oggi una delle forme più affascinanti di introspezione e conoscenza di sé.
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L'arte è per tutti?

11/7/2024

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L'artista Marcel Duchamp
​L'arte è per tutti? L'arte non è solo comprensione dei contenuti e analisi storica, ma anche sentimento. Le sensazioni legate all'apprezzamento della forma, per esempio, o all'empatia generata nel fruitore per i temi affrontati, o più semplicemente il senso di elevazione provocato dall'aver visto qualcosa che ci ha arricchiti intellettualmente, sono condizioni favorevoli per accrescere il nostro "sentimento d'arte" .

Sentimento e empatia sono caratteristiche innate del genere umano, quindi mi sembra assodato che: sì, l'arte è senza dubbio per tutti.

O meglio: a disposizione di tutti. Ma le strade che portano a vivere pienamente l'esperienza d'arte, sono tante. Sentirsi espulsi a priori da un ambito che - anche a causa di certi intellettualismi forzati di artisti che non mirano tanto alla comunicazione, quanto all'autoaffermazione - può provocare nell'utente un certo fastidio, lieve ma costante. Ma se ci troviamo in conflitto con l'arte, possiamo indagare un po' la natura del problema, invece che restare in una perenne condizione di reticenza. Forse siamo in conflitto con gli artisti? E' un problema di linguaggio visivo? Ci infastidisce che l'artista spesso voglia SOLO infastidirci?
​

L'arte e i suoi artisti, non devono piacerci per forza.

​Non siamo necessariamente persone migliori se conosciamo tutto di questo ambito. Ci sono stati tanti artisti che assumevano comportamenti deprecabili. Eppure erano in qualche modo ambasciatori della cultura. Ci sono tante cose da conoscere in effetti, e - come diceva il mio grandissimo professore di italiano al liceo: "Al mondo TUTTO è arte. O almeno tutte le cose più belle lo sono. Tutte le cose più noiose al mondo, per fortuna poche, sono quelle non legate all'arte. La musica è arte. Creare una sedia è arte. Intrecciare un cestino di vimini, è arte. La progettazione, è arte. Se al mondo non ci fosse arte, cosa ci resterebbe? La politica, l'economia, e poche altre cose. Ma comunque, anche in questi ambiti l'approccio potrebbe essere creativo".

Diciamo che l'arte è di tutti, o almeno di chi la vuole. Per sapere se la "vogliamo" occorre però conoscere un pochino i suoi strumenti di lettura per non giudicare a priori.

Documentarsi un po'.

In primo luogo, sapere perché Manzoni faceva i propri bisogni nei barattoli, è un ottimo inizio. Se la prendono sempre tutti con lui, con Fontana e Duchamp, poverini! Pensate che ancora oggi quando i non addetti ai lavori contestano degli aspetti dell'arte, citano sempre la triade Duchamp-Manzoni-Fontana: NOME e COGNOME, pensate! Pensate alla forza della loro opera, e della loro eredità: non conoscono l'arte, ma questi tre... Ah se li conoscono. Appuntiamo subito una cosa: bisogna prima di tutto CONTESTUALIZZARE L'OPERA. Oggi - ma soltanto oggi - un'operazione come quella di Manzoni farebbe ridere chiunque, forse. Ma non possiamo affrontarla come un'opera sfornata nel 2017, perché si tratta di un'opera realizzata nel 1961. Già questo cambia tutto.

Cambia tutto perché non avevamo ancora visto nulla, invece oggi siamo abituati a tutto.

Ma se pensiamo che si tratta di una serie di 90 barattoli etichettati, numerati e firmati (una tiratura limitata firmata dall'artista), questo discorso torna ad essere incredibilmente attuale. Inoltre, sapere anche che il linguaggio dell'arte cambia negli anni con i nuovi apporti tecnologici, i nuovi materiali, ma anche i cambiamenti sociali è un punto importante da fissare. L'arte dell'ultimo secolo ha investito tanti nuovi linguaggi: è divenuta performace, installazioni site-specific, interventi d'arte, video arte, street-art e digital-art. Se l'ambito è sempre più vasto, bisogna anche dire che ce n'è per tutti i gusti. Scoprire cosa ci interessa e documentarci su quello, è un approccio sensato e riduce il senso di frustrazione legato al pensiero: "Quanta roba non so da dove iniziare".
L'opera di Marcel Duchamp, Fontana (Orinatoio)
Piero Manzoni, autore della Merda d'Artista
L'artista Lucio Fontana mentre taglia una delle sue tele
​Sapersi orientare.

Orientiamoci quindi a quello che ci piace. Non importa (almeno all'inizio) avere conoscenze approfondite. Siamo capaci di provare una sensazione, no? Almeno la maggior parte degli individui lo sono :-) Mi piace o non mi piace, va anche bene. Se innesca un meccanismo di curiosità costruttiva, per cui iniziamo a fare un po' di ricerca. E' interessante fare questo percorso perché indica tante cose anche di noi, del perché ci piace quel genere o quell'artista. Perché siamo vicini a un tema piuttosto che a un altro? Perché ci rendiamo spesso conto che tutto quello che ci piace di più ha determinate caratteristiche? Come vedete non serve una laurea. Basta esser curiosi di noi stessi e ricettivi del mondo che ci circonda.

Trovare la nostra strada.

Ovvero la strada che ci porta al mondo dell'arte. Che sia da artisti, mediatori d'arte, collezionisti o fruitori appassionati. Spesso non abbiamo ancora individuato il modo giusto in cui approcciare a questo ambito. Molte persone si appassionano a un genere, a un'epoca, e poi intraprendono un percorso di studio attento e di giovane collezionismo. Al punto che questo aspetto diventa un percorso irrinunciabile nella bellezza, se per caso non si è soddisfatti del proprio lavoro. L'arte, è anche un investimento. Siamo appassionati di economia? Forse è quello il nostro approccio.

Riguardo all'astenersi dal mondo dell'arte, occorre anche fare presente un aspetto importante.
La resistenza dei fruitori, a volte è mossa da un sentimento di giudizio nei confronti degli artisti. Questo succede perché in questo ambito, come in tanti altri, esistono i furbetti.

Possiamo dire che l'artista (quello vero) è un ambasciatore di cultura, propone cambiamenti, sviluppa nel fruitore senso critico correlatamente ai fatti consistenti del mondo.

Spesso in Italia l'artista viene considerato un perditempo di buona famiglia, ma generalmente non è così: solo alcuni lo sono. In linea generale, senza che questo assuma l'intransigenza di una regola: diffidate dagli artisti che non sanno o non vogliono parlare del proprio lavoro. O quelli sforna-opere.
​
Dagli artisti che non conoscono il lavoro degli altri artisti. A quelli onnipresenti in cerca di visibilità. Oppure che spettacolarizzano la propria presenza nei posti, anche non legati all'arte (il cliché dell'ubriacone, del ritardatario, del vestito male o in modo eccentrico). Ci sono anche artisti che supervalutano le proprie opere indipendentemente dal coefficiente di vendita. O che sono incapaci di profondità autentica in un confronto di qualsiasi genere. Quelli che copiano meramente il lavoro di altri, precedenti o loro contemporanei (documentarsi è importante!). Perché anche tutti loro, alimentano il pregiudizio di molti su un ambito che sarebbe di per sé meraviglioso. E per colpa di qualcuno, non si fa credito a nessuno.

Rivka Spizzichino

Fotografa e stampatrice, cofondatrice di 24H Drawing Lab

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Disegno e cervello: viaggio nei circuiti creativi

8/7/2024

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Foto
​Disegno e cervello: viaggio nei circuiti creativi.

L'atto di disegnare va oltre la semplice manifestazione artistica, coinvolgendo intricati processi cerebrali che rendono questa attività un fenomeno affascinante. In questo articolo, esploreremo le diverse aree del cervello coinvolte quando mettiamo la matita sulla carta. Iniziamo con le presentazioni.

La prima della lista: la corteccia visiva

La corteccia visiva gioca un ruolo fondamentale nell'interpretare le informazioni visive provenienti dal mondo esterno. Nell'ambito del disegno, questa regione cerebrale entra in azione per analizzare forme, colori e proporzioni, fornendo una base essenziale per tradurre l'immaginazione in tratti tangibili. Si tratta dell'area del nostro cervello più studiata, e quando parliamo di corteccia visiva si fa riferimento sempre alla corteccia visiva primaria o koniokortex. Esiste una corteccia visiva per ogni emisfero cerebrale. La corteccia visiva dell'emisfero sinistro riceve segnali riguardanti il campo visivo di destra, e la corteccia visiva di destra riceve l'informazione proveniente dal campo visivo di sinistra.

Il giro parietale e la coordinazione motoria:

Mentre il nostro sguardo interpreta il soggetto, il giro parietale entra in gioco per coordinare i movimenti delle mani. Questa regione svolge un ruolo cruciale nell'assicurare che le nostre azioni motorie siano precise e in sintonia con ciò che percepiamo visivamente. È il ponte tra la visione e l'esecuzione, contribuendo alla fluidità del processo creativo. Non a caso nel nostro workshop, alcuni esercizi mirano proprio a potenziare la coordinazione motoria, sviluppando una memoria muscolare adatta al disegno.

Il lobo frontale e la pianificazione dell'azione:

Il lobo frontale, epicentro delle funzioni cognitive superiori, partecipa attivamente nel processo creativo del disegno. È coinvolto nella pianificazione dell'azione, nell'organizzazione delle idee e nella presa di decisioni. Quando trasformiamo un concetto astratto in una rappresentazione visiva, il lobo frontale guida l'esecuzione del nostro disegno.

Creatività e espressione emotiva:

Ma il disegno non è solo un insieme di macchinari umani in azione che generano una una sequenza di tratti su carta; è un atto di espressione creativa che coinvolge emozioni profonde. Le aree del cervello associate alla risoluzione dei problemi e all'elaborazione emotiva collaborano per dare vita alle opere d'arte. La creatività fiorisce quando il cervello libera il potenziale di esprimere emozioni, pensieri e visioni attraverso il disegno.

In conclusione, il processo di disegno è una sinergia di attività cerebrali che unisce la percezione visiva, la coordinazione motoria e la creatività. Esplorare queste aree del cervello offre una prospettiva più profonda sull'arte del disegno, sottolineando il ruolo cruciale del nostro organo più complesso nella creazione artistica.
​
Approfondire il disegno e capire come il nostro cervello funziona quando disegniamo ci fa fare un viaggio attraverso i circuiti creativi: se non vuoi perdere i nostri articoli iscriviti al nostro canale Whatsapp.
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La teoria della Gestalt nell'arte

24/6/2024

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Un esempio di immagine ambigua
La moglie e la suocera, un celebre esempio di immagine ambigua.
"In questa immagine ci sono entrambe: trovatele.”
(Il fumettista britannico William Ely Hill, sull’illustrazione “La moglie e la suocera” pubblicata nel 1915 sulla rivista Puck.)

La teoria della Gestalt nell’arte: la forma nel suo insieme. “Gestalt” è un termine tedesco che può essere tradotto approssimativamente come “forma” o “configurazione“. Si riferisce a un approccio psicologico che enfatizza l’importanza della percezione e della comprensione delle forme e delle strutture complessive nelle esperienze umane.

Nel contesto della psicologia, la teoria della gestalt sostiene che l’esperienza umana è più del semplice insieme di parti.

Piuttosto, sostiene che percepiamo le cose come totalità organizzate, piuttosto che come somma di singoli elementi.Ad esempio, quando guardiamo un quadro, non vediamo solo una collezione di pennellate e colori, ma percepiamo una figura complessiva, o un’immagine coerente.

La teoria della gestalt è stata sviluppata da psicologi come Max Wertheimer, Kurt Koffka e Wolfgang Köhler. Ha avuto un’influenza significativa su vari campi, tra cui psicologia, filosofia, arte e design.

Nel vasto panorama dell’arte, una teoria psicologica ha giocato un ruolo fondamentale nella comprensione di come percepiamo e apprezziamo le opere d’arte ed è stata la teoria della Gestalt. Questo principio ha profonde implicazioni per la creazione e la fruizione dell’arte, poiché influenza la nostra comprensione delle opere visive, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura al design.

Alla ricerca della totalitàL’essenza della teoria della Gestalt è catturata dal suo motto principale, “Il tutto è diverso dalla somma delle sue parti”. Questo concetto suggerisce che l’esperienza umana non può essere ridotta alla sua componentistica più elementare, ma piuttosto comprende una percezione della totalità organizzata. Quando applicata all’arte, questa prospettiva significa che non percepiamo un dipinto o una scultura come una serie di linee, colori o forme separate, ma piuttosto come una configurazione coerente e significativa.
Questo aspetto così fondamentale, è ampiamente discusso al nostro corso di disegno ed è inoltre una strategia utilissima per facilitare l’accesso alle proprie abilità.

Principi chiave della Gestalt applicati all’Arte
Il logo dello zoo di Pittsburgh
Il logo dello zoo di Pittsburgh è un buon esempio di Gestalt
Ci sono diversi principi chiave della teoria della Gestalt che sono particolarmente rilevanti per l’arte:
  1. Principio Figura-Sfondo: suggerisce che percepiamo gli oggetti in relazione a uno sfondo circostante. Ad esempio, in una pittura, la figura rappresentata si distingue dallo sfondo circostante, creando una percezione di profondità e spazio.
  2. Principio della prossimità: Gli elementi visivamente vicini tra loro tendono ad essere percepiti come un gruppo o una unità. Questo principio può essere utilizzato dagli artisti per creare composizioni bilanciate e armoniose, organizzando gli elementi in modo che siano chiaramente correlati o distinti in base alla loro prossimità.
  3. Principio della similarità: gli elementi che condividono caratteristiche simili tendono ad essere raggruppati insieme nella percezione. Ad esempio, oggetti dello stesso colore o forma possono essere percepiti come parte dello stesso gruppo o insieme.
  4. Principio della chiusura: la mente umana tende a percepire le forme incomplete come forme complete. Questo principio consente agli artisti di giocare con la suggestione e la ambiguità nelle loro opere, incoraggiando lo spettatore a completare mentalmente le forme o le figure rappresentate.

Implicazioni per artisti e spettatori

Per gli artisti, la comprensione dei principi della Gestalt può informare le loro decisioni creative e composizionali, consentendo loro di guidare lo spettatore attraverso un’esperienza visiva coerente e significativa. Essi possono sfruttare i principi della Gestalt per creare opere d’arte che catturino l’attenzione, comunichino messaggi complessi e stimolino una risposta emotiva.

Per gli spettatori, la consapevolezza dei principi della Gestalt può arricchire l’esperienza di fruizione artistica, consentendo loro di apprezzare la complessità e la bellezza delle opere d’arte in modi nuovi e profondi. La teoria della Gestalt offre uno strumento concettuale per esplorare e comprendere la magia della percezione visiva e della creatività umana, rivelando l’importanza della forma nell’arte.

Conclusioni
In conclusione, la teoria della Gestalt rivela la profonda interconnessione tra psicologia e arte, dimostrando come la nostra percezione dell’arte sia modellata da principi fondamentali di organizzazione percettiva. Attraverso l’applicazione dei principi della Gestalt, gli artisti possono creare opere d’arte che catturano l’immaginazione e nutrono l’anima, mentre gli spettatori possono immergersi in un mondo di bellezza e significato. In ultima analisi, la teoria della Gestalt ci invita a guardare oltre le singole parti e ad apprezzare la bellezza delle cose nell’insieme.

Libri consigliati:
Eric Kandel, L’età dell’inconscio. Arte, mente e cervello dalla Grande Vienna ai nostri giorni. Un libro scritto da un grande neuroscienziato, che con un linguaggio diretto, tanto leggero quanto sagace e preciso, ci aiuta a comprendere cosa succede alla nostra mente quando guardiamo un’opera d’arte.
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Qual è stato il primo tatuaggio della storia?

20/6/2024

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Una scultura tatuata nelle opere di Fabio Viale
Un'opera di Fabio Viale
Il primo tatuaggio della storia risale a circa 5.300 anni fa.

​Il corpo mummificato dell'Uomo del Similaun, noto anche come Ötzi, scoperto nel 1991 nelle Alpi Venoste al confine tra Italia e Austria, presenta numerosi tatuaggi. Ötzi visse intorno al 3300 a.C., e i suoi tatuaggi sono considerati i più antichi conosciuti.

I tatuaggi di Ötzi sono costituiti da una serie di linee e croci, principalmente localizzate sulla parte bassa della schiena, sulle ginocchia e sulle caviglie. Si ritiene che avessero una funzione terapeutica o simbolica, piuttosto che puramente decorativa.

Questi tatuaggi sono realizzati attraverso l'inserimento di carbone nella pelle, e la loro presenza indica che la pratica del tatuaggio era già diffusa durante il periodo del Neolitico.

Cosa raffigurano i tatuaggi di Otzi?

I tatuaggi di Ötzi, l'Uomo del Similaun, raffigurano principalmente semplici linee e croci. Questi tatuaggi sono distribuiti in diverse parti del corpo e sembrano essere stati realizzati attraverso l'inserimento di carbone sotto la pelle.

Ecco una descrizione dettagliata dei tatuaggi di Ötzi:
  1. Linee parallele:
    • Schiena: Sul lato inferiore della schiena, vicino alla colonna vertebrale, sono presenti diverse serie di linee parallele.
    • Gambe: Ci sono linee parallele anche sulle ginocchia, sui polpacci e alle caviglie.
  2. Croci:
    • Interno del ginocchio sinistro: Una croce è presente sull'interno del ginocchio sinistro.
    • Caviglie: Sono presenti altre croci intorno alle caviglie.
In totale, Ötzi ha circa 61 tatuaggi in 19 gruppi diversi.

Funzione dei tatuaggi

Si ritiene che questi tatuaggi avessero una funzione terapeutica piuttosto che estetica. Alcuni studiosi suggeriscono che i tatuaggi possano essere stati utilizzati come una forma di trattamento per dolori articolari o altre condizioni mediche, simile all'agopuntura. Questa teoria è supportata dal fatto che molti dei tatuaggi si trovano in punti che corrispondono a zone di pressione utilizzate in agopuntura.

24H Drawing Lab
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Conosci la posa chiastica?

19/6/2024

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Una serie di esempi di scultura classica in versione pop
Ancora oggi - come la maggior parte dei musicisti vede diesis e non hashtag - gli artisti quando vedono una X pensano alla celebre posa "chiastica" molto prima di pensare a Twitter.

Ma esattamente, a cosa si riferisce la posa chiastica nell'arte?

La posa chiastica, nota anche come contrapposto, è un concetto dell'arte figurativa che si riferisce a una particolare disposizione del corpo umano, utilizzata principalmente nella scultura e nella pittura.

Questo termine deriva dal greco "chiastikós" (che significa incrociato), e si riferisce alla postura in cui il peso del corpo è sostenuto principalmente su una gamba, mentre l'altra gamba è rilassata e leggermente piegata. Questa posizione crea una linea immaginaria che attraversa il corpo, formando una sorta di "X" o di equilibrio incrociato tra tensione e rilassamento.


In questa posa:
  • Una gamba è portante e sostiene il peso del corpo (gamba portante).
  • L'altra gamba è libera e piegata (gamba non portante).
  • Il bacino si inclina leggermente verso la gamba portante.
  • La spalla opposta alla gamba portante si alza leggermente, creando una torsione del busto.

Questa disposizione conferisce alla figura un aspetto dinamico e naturale, contrapponendosi alla rigidità delle pose più statiche tipiche dell'arte arcaica.

La posa chiastica è stata sviluppata e perfezionata nell'arte greca classica, ed è ben illustrata in opere celebri come il "Doriforo" di Policleto.

Questo stile è stato poi ripreso e reinterpretato durante il Rinascimento, influenzando profondamente l'arte occidentale.

Quali sono gli esempi di posa chiastica più celebri in arte?

La posa chiastica o contrapposto è una delle innovazioni più importanti della scultura greca classica ed è stata ripresa e sviluppata in varie epoche dell'arte occidentale. Ecco alcuni degli esempi più celebri:
  1. Doriforo (Il portatore di lancia) di Policleto. Questo è probabilmente l'esempio più famoso di posa chiastica. Realizzato nel V secolo a.C., il Doriforo rappresenta un giovane atleta in piedi, con il peso del corpo sostenuto principalmente su una gamba, mentre l'altra è leggermente piegata. Questa scultura incarna i principi del "canone" di Policleto, un trattato sull'armonia e le proporzioni del corpo umano.
  2. David di Michelangelo. Questa celebre statua rinascimentale mostra David in una posa chiastica, con il peso del corpo su una gamba e l'altra rilassata. La torsione del busto e la posizione delle braccia contribuiscono a creare un senso di dinamismo e realismo.
  3. Apollo del Belvedere. Questa statua romana, una copia di un originale greco, è un altro esempio classico di contrapposto. Raffigura Apollo in una postura rilassata e naturale, con una gamba portante e l'altra leggermente piegata.
  4. Venere di Milo. Anche se mancano le braccia, la posizione della figura suggerisce un chiaro uso del contrapposto. Il peso è distribuito su una gamba, creando una linea sinuosa attraverso il corpo.
  5. Ercole Farnese. Questa statua, una copia romana di un originale greco, raffigura Ercole in una posa chiastica, con il peso del corpo su una gamba e l'altra rilassata, conferendo alla figura una sensazione di equilibrio dinamico.

La posa chiastica ha avuto un'influenza duratura sull'arte, continuando ad essere utilizzata e reinterpretata nel corso dei secoli, dall'arte antica fino al periodo barocco e oltre.

Questa tecnica ha permesso agli artisti di rappresentare il corpo umano in modo più realistico e dinamico, catturando la naturale asimmetria e il movimento del corpo.
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Conosci il Canone di Policleto e perché è tanto importante?

17/6/2024

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Il Doriforo di Policleto
Un capolavoro dell’arte greca antica. Nel panorama dell’arte greca antica, il Canone di Policleto emerge come un capolavoro senza tempo, incarnando l’ideale di bellezza e proporzione che ha influenzato generazioni di artisti successivi.

Quest’opera, attribuita al celebre scultore greco Policleto nel V secolo a.C., rappresenta un punto di riferimento essenziale per comprendere l’estetica e la tecnica scultorea dell’epoca.

Chi era Policleto?
Policleto, nato intorno al 480 a.C., fu uno dei più rinomati scultori dell’antica Grecia. Originario di Argo, una città della Grecia continentale, Policleto lavorò principalmente a Sparta e ad Atene. La sua opera più famosa, il Doriforo, esemplifica la sua maestria nell’espressione della perfezione fisica e nella ricerca delle proporzioni ideali.

Il concetto di armonia e proporzione
Il Canone di Policleto si basa sul principio della simmetria e dell’armonia delle proporzioni corporee umane. Policleto sviluppò un sistema di misurazione matematica che delineava le relazioni ideali tra le diverse parti del corpo, mirando a creare una rappresentazione idealizzata della bellezza maschile.

Le caratteristiche del Canone
Semplificando il canone affinché non risulti troppo macchinoso, possiamo riassumere che nel Doriforo la testa è 1/8 il resto del corpo, mentre nel busto la testa rientra tre volte e nelle gambe quattro.

​Ma il Canone è noto per alcune caratteristiche distintive, scopriamole:
  1. Simmetria bilaterale: Il corpo umano è rappresentato con una simmetria perfetta, con ogni parte del corpo che rispecchia l’equivalente opposto.
  2. Spirale armonica: Policleto incorporò una sottile torsione del corpo, nota come “spirale armonica”, per conferire un senso di dinamismo ed equilibrio alla figura.
  3. Contrapposizione degli opposti: Le diverse parti del corpo sono in contrasto e armonia simultanea, ad esempio, la gamba che sostiene il peso del corpo è contrapposta all’altra gamba, che si rilassa: questo conferisce una posa abbastanza tipica, detta chiasmo (o posa chiastica). La stesa posa, molti secoli dopo, sarà nel David di Michelangelo.
  4. Bilanciamento delle proporzioni: Le proporzioni tra le diverse parti del corpo sono regolate secondo precise misurazioni matematiche, creando un equilibrio visivo e armonia, come ad esempio la testa presa ad unità di misura sul resto del corpo.
Al corso di disegno dedichiamo a Policleto una parte molto importante: quella che riguarda il passaggio delicato tra il disegnare la morfologia umana in copia e dal vero. Ciò a cui è davvero importante pensare, per chi si avvicina al disegno per la prima volta, è l’attendibilità anatomica, oltre la somiglianza. Su quest’ultima infatti possiamo indiscutibilmente lavorarci sopra – sappiamo bene che è un obiettivo condivisibile, quello di far somigliare i nostri ritratti -. Ma è l’attendibilità anatomica la prima cosa che bisogna considerare, e in questo Policleto ci aiuta ad avere qualche coordinata.

L’eredità del Canone di Policleto
L’influenza del Canone di Policleto si estese ben oltre il suo tempo, permeando l’arte e la scultura occidentali per secoli. Artisti rinascimentali come Leonardo da Vinci e Michelangelo studiarono e si ispirarono al lavoro di Policleto nel loro perfezionamento dell’anatomia umana. Anche nell’arte moderna, il concetto di proporzione e armonia continua a essere una fonte di ispirazione e studio.

Conclusione
Il Canone di Policleto rimane un testimone duraturo dell’idealizzazione della bellezza e delle proporzioni umane nell’arte greca antica. Attraverso la sua ricerca della perfezione anatomica e armonia visiva, Policleto ha creato un modello che continua a influenzare e ispirare artisti di tutte le epoche, dimostrando che la ricerca della bellezza e dell’armonia è un ideale eterno che trascende i confini del tempo e dello spazio.

Il Canone di Policleto continua ad esercitare un’influenza significativa nel mondo dell’arte, specialmente nell’ambito della scultura e della rappresentazione del corpo umano. Tuttavia, non è più seguito in modo rigido come una regola prescrittiva, ma piuttosto viene considerato come un punto di riferimento storico e concettuale.

Nell’arte contemporanea, gli artisti spesso si ispirano al Canone di Policleto e alle sue idee di proporzione e armonia, ma possono anche scegliere di deviare da tali principi per esprimere concetti artistici più moderni e innovativi. Ciò significa che mentre il Canone di Policleto continua a essere studiato e apprezzato, non è necessariamente applicato in modo rigoroso o universale come potrebbe essere stato nell’antica Grecia.

​Tuttavia, l’attenzione alla proporzione, all’anatomia e all’armonia visiva rimane un elemento importante nell’arte contemporanea, e molti artisti continuano a fare riferimento al lavoro di Policleto e ad altri maestri classici come fonte di ispirazione e studio per la loro pratica artistica.

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